È possibile visitare una capitale europea in estate? È possibile farlo durante uno degli eventi più importanti ed emozionanti del mondo? La risposta potrebbe essere banalmente “perché no?”. E allora, cappellino e scarpe comode, e andiamo ad esplorare Parigi e le sue Olimpiadi.
Annoverata come una delle città più belle del mondo, e a ragione, Parigi quest’anno ospita i XXXIII Giochi Olimpici e Paralimpici. In ogni suo angolo, il riferimento ai Giochi è presente ed evidente e fa salire l’adrenalina per l’attesa delle competizioni sportive. La cerimonia di apertura si svolgerà il 26 luglio, mentre quella di chiusura avverrà l’11 agosto 2024. I Giochi Paralimpici seguono invece un altro calendario, con la cerimonia di apertura che si svolgerà il 28 agosto, per concludersi poi l’8 settembre 2024.
Tante le novità a Parigi 2024. Prima tra tutti, la Cerimonia di Apertura sarà per la prima volta assoluta, fuori dallo stadio. Gli atleti e le atlete passeranno su delle imbarcazioni, sfilando per un percorso di 6 km, sulla Senna, il fiume che attraversa Parigi. A rendere ancora più unica la parata, sarà la possibilità per tantissimi spettatori e spettatrici di assistere gratuitamente al passaggio delle squadre olimpiche. La sfilata si concluderà al Trocadéro, per la parte finale della Cerimonia e l’inizio ufficiale dei Giochi.
Perché non iniziare il Tour della città partendo proprio dal Trocadéro? Il nome, a voi viaggiatori esperti, suona un pochino ispanico? Ebbene, siete nella ragione, in quanto la piazza prende il nome dal ricordo della vittoria francese sugli spagnoli del 1823, durante una guerra che non stiamo qui a ricordare. Il palazzo che occupava originariamente la piazza, eretto nel 1878 è stato purtroppo demolito nel 1937 (all’epoca si faceva così) in occasione dell’Esposizione Universale. Oggi abbiamo questo magnifico palazzo con due grandi ali a forma di arco allargato, che si aprono su una vista mozzafiato della Tour Eiffel. Proprio lì si dirigono i nostri passi ed è di nuovo una Esposizione Universale a plasmare il volto di questa città. La Torre più famosa del mondo (forse solo quella di Pisa è più rappresentata nei souvenirs più strani e bizzarri) inizia a mettere radici nel 1887 e già nel 1889 è pronta a diventare il monumento più conosciuto di Parigi. La storia della nascita di questa iconica torre è più o meno nota a tutti, ma oggi voglio riportarvi indietro di 137 anni, quando la prima pietra, o meglio il primo pilastro in ferro, è stato posato. La sequenza di foto ci fa capire la magnificenza di una costruzione, assolutamente all’avanguardia in quel tempo, audace nella forma, così geniale nei suoi moduli ripetuti, che la fa sembrare un gioco per bambini, di quelli che se posizioni male un bastoncino, crolla tutto e si passa il turno. Le è stato detto di tutto alla povera Tour Eiffel, le critiche sono state pesanti e poco gentili, ma oggi non riusciremo mai a rinunciare a una visita quando si va a Parigi e mai potremmo immaginare la città senza questa opera di ingegneria.
Cambiamo zona e spostiamoci verso il VI Arrondissement (i quartieri parigini). Una visita a Parigi non può dirsi completa senza una passeggiata nei Jardin du Luxembourg, se non altro per ritrovare un po’ di Italia. La regina Maria de Medici, fiorentina DOC, sposa nel 1600 il re di Francia e Navarra, Enrico IV, ma già nel 1610 resta vedova e decide di cambiare la residenza dal Louvre (proprio lui, il Museo della Monna Lisa e della Nike di Samotracia) a una nuova residenza che fa costruire appositamente con lo stile italiano. Ha bisogno infatti, di ritrovare l’atmosfera del suo paese natale e questa nostalgia la spinge a acquisire, nel 1612, l’area degli odierni giardini. Un pomeriggio di relax si può passare a osservare la bellissima Fontana Medici, che vi riporterà in un attimo a Firenze: l’ispirazione viene infatti dalla grotta del Buontalenti nei giardini di Boboli e l’architetto Tommaso Francini (indovinate di dove è?) ha disegnato l’opera parigina.
In questa fontana è rappresentato il mito di Aci e Galatea, abbracciati teneramente. A sovrastare i due amanti, Polifemo il Ciclope, figlio di Nettuno, che li spia nascosto e arrabbiato, essendo egli stesso innamorato di Galatea, ma da questa non ricambiato e dunque geloso di Aci. La particolarità di questa fontana è che nel XIX secolo, con le trasformazioni architettoniche del barone Georges Eugène Haussmann, è stata spostata di 30 metri per lasciare spazio alla strada.
Sicuramente mentre si passeggia per Parigi non si può fare a meno di canticchiare quelle che sono le canzoni più conosciute del cantautorato francese, qualche musica di Georges Brassens che con la sua voce calda ci fa sognare i tempi bohemien; ma anche la bellissima voce di Édith Piaf, ci risuona nelle orecchie mentre cambiamo quartiere.
Nata a Parigi nel 1915, la Piaf attraversa la guerra e l’occupazione tedesca in Francia continuando a cantare ed esibirsi. Non tutti sanno, forse, del suo impegno nella Resistenza francese: tra il 1943 e il 1944, intraprende una serie di viaggi in Germania presso i campi di concentramento tedeschi dove erano detenuti diversi prigionieri francesi. Si esibisce allo Stalag III D e si farà fotografare insieme ai connazionali prigionieri. Proprio queste fotografie saranno fondamentali per aiutarla a liberare i musicisti francesi rinchiusi nei campi di concentramento, per i quali lei crea dei documenti falsi. I prigionieri che riusciranno a salvarsi, passando per musicisti di Édith Piaf, saranno 118. È questo un motivo in più per andare a visitare il multietnico e popolare quartiere di Belleville, dove la signora Piaf è nata, cantando magari la sua meravigliosa La vie en rose. In questo arrondissement si trova il più grande cimitero intra muros di Parigi, il Perè-Lachaise, in cui sono presenti le tombe di ben tre religioni differenti, cristiana, ebraica, islamica. Questo cimitero monumentale, dotato di un percorso turistico all’interno, permette di rendere omaggio e visitare le tombe di tantissimi uomini e donne illustri del passato. Tra i tanti troviamo il compositore Karl Ludwing Chopin, lo scrittore Honorè de Balzac, mentre tra i pittori ci sono Georges Seurat e Amedeo Modigliani; mentre tra le donne sono presenti la divina Sarah Bernhardt, Maria Callas e, ovviamente, Édith Piaf. Non ho citato la più famosa, quella di Jim Morrison, con la sua particolarità: infatti, chiunque voglia rendergli omaggio può attaccare una gomma da masticare su una qualche superficie disponibile del suo mausoleo. La domanda sorge spontanea: ce n’è davvero bisogno? A voi la risposta.
Tralasciando le altre mete iconiche di Parigi che sicuramente avrete già segnato nella mappa delle cose da vedere, come il quartiere bohemien di Montmartre con la sua bellissima chiesa del Sacro Cuore, gli Champs-Élysées, il Louvre e il Centre Pompidou, non possiamo non soffermarci un secondo ad ammirare la Cattedrale di Notre-Dame.
Tutti e tutte ricordiamo l’incendio scoppiato il 15 e proseguito il 16 aprile del 2019, partito da un ponteggio installato sul tetto dell’edificio. La copertura era infatti composta da 500 tonnelate di legno, pari a 1.300 alberi di quercia. Le fiamme che hanno avvolto e distrutto il tetto di una delle cattedrali più conosciute al mondo, sono ancora vive nella nostra memoria e ci feriscono come solo la perdita del patrimonio artistico comune può fare. Da questa tragedia culturale, si è aperto il grandissimo cantiere di restauro, che vede coinvolte ogni giorno tantissime persone, tra restauratori, architetti, ingegneri e artigiani. L’obiettivo è quello di riaprire al pubblico la Nostra Signora per l’8 dicembre 2024. Il restauro prevede due operazioni distinte: la prima è la ricostruzione della guglia e della grande copertura del transetto, realizzata tra il 1859 e il 1864 dall’architetto Viollet-le-Duc; la seconda è la ricostruzione del grande attico della navata centrale e del coro, le cui cornici risalgono all’inizio del XIII secolo. Per coloro che assisteranno alle Olimpiadi questa estate, sarà quindi una ulteriore attrattiva il gigantesco cantiere di restauro, attorno al quale si può camminare con tanto di pannelli informativi.
L’ultima meta del nostro tour, prima di gustare un bel croissant sugli spalti di qualche stadio olimpico, è un parco che esce un po’ dai percorsi turistici soliti, il Parc André-Citroën, nel XV arrondissement di Parigi. La storia di questo posto è molto interessante. Il parco è stato creato all’inizio del 1986 e inaugurato nel 1992, sul sito dell’antica fabbrica di automobili francese Citroën. Altri 10.000 m² si aggiungono nel 2014, quando il parco viene aperto al pubblico. Questo intervento paesaggistico e urbanistico estremamente interessante è stato opera di Gilles Clèment e Allain Provost, insieme agli architetti Patrick Berger, Jean-François Jodry e Jean-Paul Viguier. Il progetto segue la collina che si dirige verso la Senna e il percorso è pieno di una vegetazione lussureggiante e giochi d’acqua. Sono presenti inoltre due grandissime serre con le piante esotiche. La meraviglia del parco sono i suoi giardini divisi per colore. In ciascuno di essi, si trovano quindi le piante e i fiori di una specifica sfumatura, che crea delle suggestioni uniche e intense. I sette colori (nero, blu, verde, arancione, rosso, argento e dorato) son anche in relazione alchemica con i sensi e i pianeti restituendo una sorta di calendario naturale dei tempi delle stagioni.
Nello stesso giardino è presente anche un pallone aerostatico che si alza di 150 m dal suolo, offrendo una vista singolare su Parigi. Il suo colore e la sua illuminazione cambia a seconda dell’inquinamento e della qualità dell’aria.
Proprio sull’aspetto ecologico chiudiamo questo articolo. A Parigi, come anche in altre città d’Europa, sono in corso d’opera progetti che vogliono aiutare a far diminuire la temperatura sempre più elevata del globo terrestre. La stessa piazza antistante la Cattedrale di Notre-Dame sarà soggetta a una operazione di inverdimento, con la piantumazione di alberi e piante per ridurre la temperatura del suolo.
Le stesse Olimpiadi e Paralimpiadi del 2024 sono definite le più Green di sempre, con l’obiettivo di dimezzare le emissioni di CO2 rispetto alle edizioni di Londra 2012 e Rio 2016. Tra le soluzioni adottate abbiamo un utilizzo di energia rinnovabile pari all’80% del fabbisogno, la riduzione dei rifiuti prodotti e il trasporto pubblico gratuito per atleti e atlete e spettatori e spettatrici. Lo stesso villaggio olimpico che ospiterà gli atleti e i giornalisti, è un esempio di architettura sostenibile, con pannelli solari, giardini pensili e soluzioni per il riutilizzo dell’acqua piovana. Il riutilizzo è la parola chiave di questa Olimpiade, tanto che lo stesso Villaggio Olimpico verrà riadattato a ospitare appartamenti, uffici e ambienti commerciali. Attenzione anche a cosa si mangerà, con un menù più vegetariano con meno plastica monouso.
Questi sono segnali importanti di una presa di coscienza e di un cambiamento che deve partire dall’essere umano per far si che le bellezze artistiche, la vita nelle città, la condivisione di eventi che creano comunità e la partecipazione al cambiamento verso un mondo più pulito e verde è possibile.
Per cui salutiamoci con una speranza nuova e un augurio di buoni Giochi a tutti e tutte!