Vi siete mai chiesti se sia possibile raccontare la Storia di un continente intero, tenendo conto delle differenze dei vari popoli e Stati che lo abitano? È possibile raccontare la storia del nostro continente? Se sì, allora cos’è l’Europa? E soprattutto, quando è iniziata la storia europea?
È a queste domande che la il Museo della Casa della Storia Europea tenta di rispondere, un progetto nato dall’iniziativa del Parlamento Europeo a Bruxelles. Dal 2007, il museo accoglie ogni giorno centinaia di visitatori. L’obiettivo: studiare ed esplorare come la storia ha dato forma ad un senso di memoria collettiva europea e come continua ad influenzarne il presente e il futuro.
Complicato e ambizioso progetto, anche vista la pluralità dei punti di vista. Non bisogna aspettarsi di trovare, nei 5 piani di esposizione permanente, la storia dei singoli Stati europei, quanto piuttosto gli eventi significativi che hanno avuto grandi conseguenze nel panorama collettivo. La Casa della Storia Europea vuole essere un luogo di incontro tra tutti i cittadini, di scambio generazionale e di intrattenimento culturale. Vuole inoltre rivolgersi a tutti i cittadini dell’Unione, parlandone le ventiquattro lingue ufficiali, per far sentire ogni cittadino comunitario a casa. Per cui non resta che avere scarpe comode per un viaggio attraverso i secoli dagli Urali allo stretto di Gibilterra, dal mar Mediterraneo a quello del Nord.
La prima parte è dedicata alla nascita del nome Europa e del suo suo mito. Rinfreschiamoci la memoria. Europa, principessa fenicia (ridente regione corrispondente all’odierno Libano) viene rapita da Zeus sotto forma di toro bianco perché se ne è innamorato, e la porta nell’isola di Creta. Da questa unione, poco consensuale a ben dire, nasce Minosse, famoso re di Creta e padre del Minotauro… ma questa è un’altra storia. Siete curiosi di sapere che faccia abbia Europa? Guardatevi nel portafoglio, essa è stampata su ogni banconota. Nel museo c’è una notevole raccolta di immagini e oggetti di questo mito, alcuni provenienti dall’Antica Grecia, fino ad arrivare alle rappresentazioni più moderne e contemporanee.
Ora che abbiamo capito da cosa deriva il nome, resta una domanda aperta: cosa unisce l’Europa? L’esposizione individua dei grandi insiemi che poi vengono approfonditi nelle varie sale del museo. Temi ispirati e importanti, come la filosofia, l’umanesimo, l’illuminismo, le rivoluzioni e la democrazia; ma anche temi oscuri in cui l’essere umano dimostra della sua crudeltà come la tratta degli schiavi, il colonialismo, il genocidio, il terrorismo di stato, le dittature. Il tutto è affrontato nel museo con contributi artistici di diversa fattura, audiovisivi, sculture, pitture e oggetti storici.
Facciamo un rapido tour nelle sale. Si inizia con la sezione delle rivolte della fine del 1700, quando i popoli iniziano a chiedere più diritti, libertà e uguaglianza – leggersi 1789, Rivoluzione Francese e le rivoluzioni del 1848 – che hanno ancora un’eco nei nostri giorni. Rivoluzioni non solo sociali, ma anche industriali con le scoperte che ancora oggi migliorano la nostra vita toccando sia la parte umanistica che scientifica. Periodo meraviglioso, quello a cavallo tra la fine del Settecento e inizio Ottocento, ma è anche un periodo segnato da un imperialismo che porta a un enorme sfruttamento delle materie prime nei paesi colonizzati e che riduce in schiavitù le popolazioni locali. Purtroppo anche questa è l’Europa.
L’Ottocento finisce lasciando il posto al Novecento, che si apre con la drammatica avventura della Prima Guerra Mondiale. Nel museo, al centro della sala espositiva, si trova lo stesso modello della pistola usata il 28 giugno 1914 da Gavrilo Princip Gabriel, il serbo – bosniaco che assassina l’erede al trono dell’impero austro – ungarico, l’Arciduca Francesco Ferdinando, la scintilla che fa scoppiare la Grande Guerra. Questa sezione invita a riflettere su come un piccolo oggetto come l’arma nella vetrina centrale, abbia causato la morte di milioni di persone, cambiando per sempre il mondo contemporaneo e il modo di combattere le guerre.
È da questo fallimento umano della Prima Guerra Mondiale, “la guerra che avrebbe dovuto mettere fine a tutte le guerre”, secondo il presidente americano Woodrow Wilson, che i totalitarismi trovano terreno fertile nei decenni successivi la firma del Trattato di Versailles. Impressionante è la sala dedicata alle dittature, sia nazista che comunista, in quanto fa immergere nell’oscurità di quegli anni in cui la morte e l’orrore dilagavano ovunque. Gli oggetti e gli audiovisivi di questa sezione, vogliono far sentire il visitatore dentro quei mondi, in cui nelle schermate enormi vengono proiettate immagini di sfilate di regime, torture, arringhe a delle folle estasiate ed eserciti schierati.
Poi c’è il la Seconda guerra mondiale. Nella lunga sala dedicata, il muro è coperto da fori di proiettile e le proiezioni mostrano i bombardamenti aerei. Il suono dei motori e dello scoppio delle bombe riempie la sala, creando un pathos accattivante. Nelle vetrine oggetti di ogni tipo, dalle tessere degli ebrei, alle radio usate dagli eserciti e qualche testimonianza sulle Resistenze nei vari stati europei. Centinaia di migliaia di civili uccisi, il genocidio di ebrei, sinti e rom, il mondo è in rovina, l’Europa raccogli i pezzi della sua distruzione, l’oscurità sembra non avere fine.
È dalle ceneri lasciate dalla Seconda Guerra Mondiale che nascono i due mondi che sopravvivono fino agli anni ’80 del Novecento. Separati da una cortina di ferro a Berlino, l’America e la Russia, l’oriente comunista e il mondo capitalista a occidente. Nelle sale del quarto piano del museo si cammina tra questi due mondi messi agli antipodi ma che in realtà, per alcuni aspetti, sono vicini. Questi, però, sono anche gli anni, i ‘50 e ‘60, della pace e del boom economico, in cui si ricostruisce la vita delle persone e quindi del Continente. Nell’allestimento i curatori hanno voluto rendere l’energia di questi anni anche con l’utilizzo di arredi colorati e luci brillanti. Migliora la vita delle persone, la gente abita in case spaziose, riceve una migliore educazione e assistenza medica. In questa parte troverete i più svariati oggetti che fanno parte ancora della nostra quotidianità ma che nascono proprio in questo periodo, come le calze di nailon, la televisione e il frigorifero.
Questo è anche il tempo di rimettersi in viaggio grazie anche alla possibilità di acquistare automobili, simbolo della prosperità delle famiglie. Fatevi un giro nella Zastava 750, automobile prodotta con la licenza della Fiat in Jugoslavia nel 1978. Un modello originale è conservato in questa sala ed è di certo un’occasione unica visto che la macchina non esiste più… ma neanche il paese che l’ha prodotta!
Anni Settanta e Ottanta, fine del boom e inizio delle crisi, il carbone è il primo a risentirne. Nascono i grandi movimenti giovanili, gli ecologisti, le femministe, gli obiettori di coscienza, ma sono anche gli anni del terrorismo di stato. L’evento meglio rappresentato in questa parte? Sicuramente la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda. I video dell’epoca, messi a mo’ di muro, ci fanno sentire l’emozione di quella gente che stava partecipando a un evento storico, ad un prima e ad un dopo. In tutta questa rappresentazione della storia d’Europa viene da chiedersi se ci sia spazio per la storia dell’Unione Europea. La risposta è assolutamente affermativa. A partire dagli anni cinquanta, infatti, l’unione nasce e prende forma e il museo ne ricorda i principali passi e i protagonisti. Al quinto piano si trova un’opera di Rem Kolhaas del 2003 in cui si mostra il codice legislativo della UE, 80.000 pagine messe al centro di un lungo tavolo. Che siano esse il più grande libro esistente? Di certo un sistema di legge comuni accettate dagli Stati membri contribuiscono al loro processo di europeizzazione. Queste leggi, note come acquis communautaire sono state sviluppate nel corso dei decenni e i 27 paesi UE devono integrarle nei loro sistemi giuridici nazionali.
Si arriva poi all’ultimo piano, il sesto. Qui la questione si complica in quanto questa parte è dedicata all’Europa oggi. Forse è più facile parlare di eventi avvenuti nel passato, che per quanto possano essere controversi sono visti comunque da una certa distanza temporale. Parlare invece di temi attuali, scottanti per lo più, è una vera sfida. Tra le questioni più urgenti che riguardano l’Europa oggi, ci sono il cambiamento climatico, la pandemia del Covid – 19, il retaggio colonialista dell’Europa, la Brexit e le guerre vicine ai confini; ma anche l’immigrazione e l’accoglienza dei rifugiati. Questa parte insieme alle mostre temporanee cerca di analizzare il nostro presente aprendo riflessioni interessanti.
A unire tutti i piani del museo c’è una scultura chiamata “Il vortice della storia”, realizzata con 27 citazioni storiche che rappresentano la continua interpretazione della storia europea. È una scultura posizionata nella tromba delle scale, dalla quale partono i bracci con le frasi di illustri personaggi europei che donano molteplici punti di vista alla storia europea. Alta 25 m è una struttura in alluminio e acciaio, disegnata da Boric Micka e lo studio Todomuto in Spagna nel 2017. Vuole sottolineare il dinamismo della storia europea ma anche l’unione nella diversità (questo è il motto dell’Unione Europea).
La casa della storia europea di Bruxelles è sicuramente un museo insolito che di certo non lascia indifferenti e che stimola riflessioni su chi siamo, tenta di creare un passato comune nel quale i cittadini europei possano riconoscersi e sentirsi parte, nonostante le differenze tipiche di ogni paese. Per cui vi auguriamo un buon viaggio tra i 27 paesi salendo solo sei piani di un edificio.